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La tecnica.

Conoscere i segreti, le tecniche di scrittura, è importante perché come ha detto Vincenzo Cerami, nello scrivere un libro i momenti di pura creazione ammontano a cinque minuti, tutto il resto è routine.

Il problema è proprio questo, la routine.

Per essere tale dobbiamo padroneggiare la tecnica e utilizzarla senza neanche rendercene conto.

La si può studiare, senza dubbio; la si può approfondire e non è mai male, ma molto, moltissimo dipende dalla lettura.

Leggere, leggere tanto, leggere i grandi autori, leggere bei libri serve enormemente all’acquisizione anche inconscia delle tecniche di scrittura.

Magari non sapremmo dire in termini tecnici cosa sia un intreccio, ma sapremmo costruirlo senza problemi, creando una successione di eventi cronologicamente astrusa ma dalla forte presa su lettore.

Ci troveremmo ad utilizzare una analessi o una prolessi senza sapere di farlo, dando però al nostro libro una scansione della storia che rapisce chi legge e lo avviluppa completamente.

Potremmo creare un mondo possibile nato interamente dalla nostra fantasia ma che è definito e narrato talmente bene da convincere il lettore che sia tutto vero.

Ne “L’inverno del pesco in fiore” tale risultato si ottiene grazie alla congruità dei comportamenti dei personaggi ma anche alla sapiente intersezione tra eventi storici e fatti fantastici.

L’incontro di questi due mondi si risolve con un’affluenza dei secondi nei primi al punto che dei contesti evidentemente fantastici e inventati assumono credibilità e verosimiglianza grazie a tutto il resto della storia.

Una buona scrittura, unita alla conoscenza dei temi trattati dona innegabilmente allo scrittore dei crediti nei confronti dei lettori che egli può “giocarsi” spingendosi al di là dei confini fino ad allora rispettati.

L’autorevolezza acquisita ammanta di verosimiglianza anche eventi come quello di Sgorbietto, del pesco che fiorisce in inverno o del capitano spagnolo.

Tali licenze si palesano al lettore non tanto per ciò che esplicitamente significano, ma per una forte extratestualità che si propone al lettore e lo conduce su terreni che fino ad allora non avrebbe mai immaginato di dover calpestare, ma che giungono graditi proprio per la loro diversità dal contesto narrativo.

E’ un gioco di equilibri, di bilanciamento del quale non bisogna abusare, per non gettare alle ortiche tanto buon lavoro fatto fino ad allora.

Ho letto libri potenzialmente validi ma che mi hanno lasciato l’amaro in bocca per qualche incongruenza, anche una sola, che ha però rotto quell’equilibrio tra realtà e finzione, stabilita inizialmente.

E’ necessario inserire eventi fantastici all’interno di una narrazione realistica? Certo che no, ma non scordiamoci che qui si parla di romanzi, non di ricerca scientifica o storica con velleità accademiche.

La magia, il mistero, le credenze popolari, le leggende, fanno parte della storia dell’uomo e per uno storyteller, nei modi e nelle misure giusti, è un dovere raccontare anche di questo aspetto dell’umanità.

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